Un aeroporto di ordinaria follia

Mi presento, sono Francesca, ho due figli, per lavoro ho sempre viaggiato e dopo questi due anni di pandemia finalmente il 22 luglio partiamo per una vacanza, 10 giorni di totale family-relax. 

Tutto prenotato online, organizzato per tempo, documenti controllati per non avere sorprese sulle scadenze, parcheggio vicino all’aeroporto prenotato e pagato, check-in online fatto 48 ore prima. Insomma tutto sembra essere tornato alla normalità, quando organizzare una vacanza in famiglia era un evento di routine estiva. 

Un mesetto prima della partenza inizio a ricevere varie notifiche push ed email dalla compagnia aerea che mi avvisano, inizialmente della cancellazione del volo di ritorno, risolto tutto con una lunga telefonata al call center e successivamente diverse variazione di orario dei voli. 

Non essendo nuova delle prenotazioni aeree non mi spavento e affronto i vari spostamenti di orario con filosofia, quasi con una calma Zen. Del resto dobbiamo andare in vacanza non ci corre dietro nessuno.

La mattina ci alziamo come al solito in ritardo, non siamo degli ottimi esempi di puntualità, ci piace vivere sul filo del rasoio. Tutti caricati in macchina speriamo di non esserci dimenticati nulla e soprattutto speriamo di riuscire a fare colazione in aeroporto prima di partire. Chi li sente i miei tre uomini in viaggio a stomaco vuoto?

Ci scapicolliamo alla volta di Malpensa e lasciamo l’auto al parcheggio come da programma. 

Priorità fare colazione. No sbaglio, priorità lasciare i bagagli al check-in e dopo aver passato i controlli di sicurezza dedicarci al nostro stomaco.

Entrati in aeroporto la situazione appare surreale. Non capiamo se tutte quelle persone devono partire oggi oppure abbiano preso l’aeroporto come luogo di bivacco. 

Mentre cerco di orientarmi e trovare l’area check-in alla quale ci dobbiamo rivolgere, mio figlio, il più grande si trattiene a dialogare con alcuni turisti sdraiati a terra con un mucchio di valigie. Scopriamo che ci sono persone che stanno provando a partire da ben tre giorni ma i loro voli giorno per giorno vengono cancellati. Loro ad esempio dovevano rientrare negli Stati Uniti due giorni prima ma stanno ancora aspettando di essere caricati su un volo.

Rimaniamo abbastanza basiti, ma restiamo positivi, noi non dobbiamo andare così lontano e non dobbiamo neanche fare scalo.

Troviamo fiduciosi i banchi check-in dedicati e scopriamo che per metterci in fila dobbiamo praticamente ritornare al corridoio precedente a causa di tutte le persone che ci sono in coda. Ovvio ci sono solo due banchi aperti.

Mano mano che la fila procede gli animi dei passeggeri iniziano a scaldarsi, anche perché lo speaker e i monitor annunciano i vari ritardi. 

Ebbene si, anche il nostro volo al momento presenta 2 ore di ritardo. Quindi la nostra partenza stimata alle 8.20 del mattino verrà slittata alle 10.20. Ma noi stiamo andando in vacanza, non abbiamo fretta, possiamo aspettare e poi c’è sempre un lato positivo, ci spariamo una lunghissima e abbondantissima tanto attesa colazione. 

Riusciamo a spedire i nostri due bagagli dopo ben due ore e trenta di coda. I ragazzi li avevo ovviamente già mandati a mangiare, con tutta quell’attesa si sarebbero sbranati la testa a vicenda, sono adolescenti hanno necessità di cibarsi almeno ogni tre ore come i neonati.

Mentre siamo in coda assistiamo a scene che hanno dell’inimmaginabile, neanche fuori dai locali negli anni ’90, tutti ubriachi, si arrivava a certi spettacoli. Ammetto che anche la mia calma Zen inizia a vacillare.

Con finalmente le etichette bagaglio in mano, trotterelliamo fino ai controlli di sicurezza. 

BOOM! Ci troviamo davanti ad un muro di persone mai visto in nessuno dei miei viaggi, e di voli e aeroporti ne ho visti in qualsiasi stagione. Malpensa l’ho considerata per anni la mia seconda casa. 

E’ il momento, lo so non sono tanto sveglia, ma a questo punto inizio a capire che qualcosa proprio non va.  

Proseguiamo con altre due ore di coda, tra nervosismo, urla, insulti. E voi vi domanderete: Ma la tua calma Zen? Sinceramente reggeva ancora in quel momento anche perché le scene di ordinaria follia mi stavano sconvolgendo e non volevo far parte della folla inferocita. 

Non vi state comunque ponendo la domanda corretta: Con tutte queste code avete perso il volo? 

Assolutamente no. Un ulteriore ritardo annunciato ci aveva informati che il nostro volo viaggiava con ben 4 ore totali di ritardo. 

Esausti dalle ore spese tra le serpentine finalmente arriviamo al Gate. Lo raggiungiamo felici come se la nostra destinazione del viaggio fosse proprio il Gate B12. Prendiamo possesso delle poltroncine di fronte alle vetrate che guardano al piazzale. E ci adagiamo in pieno relax come se fossimo in spiaggia.

Guardo con attenzione il piazzale e mi accorgo che il nostro aereo è proprio lì davanti a noi e tiro un sospiro di sollievo. Insomma almeno l’aereo esiste. Peccato che l’aeromobile ancora non è parcheggiato e purtroppo aspetterà ben 40 minuti per poter attaccare al finger (la passerella per passeggeri che dall’aeroporto porta direttamente dentro l’aeromobile). 

La calma Zen inizia seriamente ad abbandonarmi. La frustrazione inizia a salire. Esattamente cosa sta succedendo in questo aeroporto? Mi faccio mille domande e comincio ad osservare il piazzale. 

Sotto gli aeromobili sembra quasi non ci sia personale. Infatti il nostro aereo non può avvicinarsi perché non c’è nessuno in piazzola.  

L’agonia prosegue in attesa dell’imbarco, il conto delle ore di attesa oramai ho smesso di prenderlo. Al momento dell’imbarco tutto resta paralizzato perché il volo è in overbooking e ricercano volontari che a pagamento rinuncino a partire o cambiare volo per permettere a chi è rimasto a terra di poter partire. 

Proprio non si riesce a salire su quel volo. Ancora una volta nervosismo della folla, urla, insulti. Insomma parlavamo di calma Zen? Che cos’è? Non me lo ricordo più.

Finalmente ci imbarchiamo. Finalmente chiudono le porte. Finalmente l’aereo viene spinto per la partenza. E qui insisto ma di tempistiche non ne parlo più perché ho perso il conto e ve l’ho già detto. Si lo so, ora sono nervosa. Finalmente il volo si allontana dalla piazzola. E no, non ci posso credere! I nostri bagagli sono sui carrelli ai bordi della piazzola e non li hanno neanche caricati. Ora ho seriamente bisogno di aiuto per cercare il lato positivo. 

Vi dirò, le vacanze non me le faccio rovinare, ma una volta tornata voglio capire e approfondire la situazione degli aeroporti lombardi. La mia vita lavorativa e la mia serenità quotidiana girano intorno alle partenze e agli arrivi. Qualcosa è cambiato e devo comprendere da cosa nasca tutto questo. Voglio ascoltare le voci di chi ci lavora, sono sicura che saranno in grado di trascinarci nelle loro storie. Vi aggiornerò.

2 thoughts on “Un aeroporto di ordinaria follia

  1. Mauro Agosto 14, 2022 at 7:40 am

    Francesca io invidio la tua calma: complimenti! Ma perché succede tutto questo?

    1. Francesca Agosto 19, 2022 at 1:36 pm

      Buongiorno Mauro. Non ho al momento una risposta alla tua domanda, ma è proprio quello che voglio scoprire!

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