TAV perverso

cosa sia il TAV lo sanno anche i sassi (di amianto) della Val di Susa. Però c’è anche altro…

 

TRENO MERCI VELOCE

Non fa notizia che il TAV della Val Susa  sia per le merci. Pomodori di Pachino, colti all’alba e pronti al mattino. Massaie danesi tutte eccitate dall’arrivo delle burrate fresche.

L’opera del TAV sarà legale, ma è di dubbia moralità perchè soddisfa un bisogno che in realtà non esiste, però muove quattrini (nelle solite tasche).

Questo purtroppo è il destino del popolo che non legge e nemmeno elegge. Poi però arriva la burla.

 

TELT DEL TAV

TELT è il consorzio italo-francese (più italo che francese) che si occupa della indispensabile tratta Torino-Lione. Da TELT partono le ruspe e tanti denari da elargire.

Non ci credete? Leggete.

LA FARFALLA

Siccome stanno “mettendo mano” all’ambiente, il consorzio TAV ha pensato bene di elargire dei fondi per la ricerca. Uno lì per lì pensa a ricerche in campo medico, per dare una mano a chi si ammala lavorando. E invece no, troppo facile. I bravi TAV finanziano ricerche sulle farfalle.

www.ansa.it/sito/notizie/postit/TELT/2022/12/23/tav-telt-finanziati-24-progetti-di-ricerca-di-universita_c135f148-ae8b-41e1-8972-cf594bc62952.html

e in particolare:

Fra gli esempi più emblematici, la tutela della farfalla Zerynthia polyxena che, spiega, “è sfociata in una ricerca più ampia. I ricercatori hanno compreso la ricchezza di quell’area della Val di Susa e hanno costituito un gruppo di ricerca fisso multidisciplinare che ci accompagnerà per il resto del progetto.

Per la peppa! Una ricerca coi fiocchi sulla farfalla che una volta svolazzava nella valle di Susa, ollallà! Questo si che tutela dell’ambiente, altro che i facinorosi che sono contro il TAV, in realtà quei buzzurri sono contro le farfalle, maledetti!

Ho sentito dire da un usciere, amico mio, che TELT presto finanzierà una ricerca sui finocchi di montagna e un’altra sugli scopini per wc. Caspita, non stanno mai fermi questi di TELT. Figurati se gli metti un piccone in mano: ti fanno una galleria a doppia canna in una settimana!

LE INFRASTRUTTURE

Così parlò Oliviero Baccelli, docente di Economia e Politica dei Trasporti dell’Università Bocconi di Milano. Sentire che pensiero vibrante, qui è la rincorsa:

Quello fra infrastrutture e ricerca è un “rapporto biunivoco che crea un rafforzamento reciproco. L’esigenza di nuove infrastrutture richiede nuova ricerca e sviluppo e nuova ricerca e sviluppo produce nuove tipologie di infrastrutture”

poi il salto:

“Molto spesso – spiega – le infrastrutture richiedono un confronto col territorio, un adattamento al contesto locale, un’attenzione specifica ad elementi geologici piuttosto che urbanistici, per cui c’è un continuo scambio perché ogni infrastruttura deve adattarsi al contesto, non ci sono infrastrutture che possono essere calate dall’alto e replicate in modo facile da altre parti. E questo comporta uno stimolo continuo in termini di ricerca e sviluppo che porta a soluzioni innovative, magari sviluppate in contesti del tutto diversi”.

Parole sante, solo che forse qualcuno l’ha frainteso: ogni tanto i NOTAV vengono confrontati col manganello. Comunque è sempre un confronto costruttivo. Poi il prof diventa celestiale quanto dice: “non ci sono infrastrutture che possono essere calate dall’alto“. Lui non sa che queste opere, tipo il TAV, non scendono dall’alto, ma salgono dal basso:uno è li fermo che si gusta il gelato e zac, arriva il TAV e rimane impigliato.

 

LUBRIFICANTE NEURONALE

Sempre dall’articolo:

Oltre 270 mila euro di investimento in ricerca, con borse di studio, 24 progetti di ricerca o collaborazioni con università italiane e francesi, e internazionali, come l’ateneo di Montreal e 7 partnership internazionali con società o istituti di ricerca, come il Cern di Ginevra, Grand Paris e Iter. Sono numeri della ricerca e sviluppo di Telt che emergono dall’ultimo Rapporto di sostenibilità del promotore pubblico della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.

Questi “gloriosi” distribuiscono soldi per fare progetti su farfalle, balli in maschera e altre amenità, il tutto per creare una “cortina” di benevolenza.

Quei 270.000 euro non vengono da Marte, ma dai contribuenti, magari italiani, i quali pagano per farsi prendere in giro. Complimenti all’artefice di questo teatro, ma chi è?

 

 

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