tratto da rlbk7_suolosole
IL LATO OSCURO DEL SOLE
«Oh mirabile nuovo mondo!» Era una sfida, un comandamento
Tratto da “Il nuovo mondo” di Aldous Huxley,
AGENDA 2030
All’ONU fanno le cose in grande. Di solito uno l’agenda la compra a dicembre per poterla usare già dal primo di gennaio. Poi ci sono quelli che le agende le comprano verso la fine di gennaio che così risparmiano un botto.
All’ONU è tutto diverso: già nel 2015, verso ottobre, avevano già pronta l’agenda per il 2030. Per avere una simile efficienza serve avere una mente superiore, molto superiore, anzi “raffinatissima”.
Come tutte le agende che si rispettino, l’agenda ONU del 2030 contiene delle riflessioni o dei testi che dovrebbero far riflettere.
Faccio un esempio: la Smemoranda, per esempio, contiene anche dei fumetti “stimolanti” o provocatori, invece l’Agenda ONU del 2030 contiene 17 obiettivi (che poi in inglese è “goal”).
Questi obiettivi comprendono diverse aree del vivere umano, per esempio l’obiettivo “7” è così descritto:
Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili,sostenibili e moderni
7.1 Garantire entro il 2030 accesso a servizi energetici che siano convenienti, affidabili e moderni
7.2 Aumentare considerevolmente entro il 2030 la quota di energie rinnovabili nel consumo totale di energia
7.3 Raddoppiare entro il 2030 il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica
7.a Accrescere entro il 2030 la cooperazione internazionale per facilitare l’accesso alla ricerca e alle tecnologie legate all’energia pulita – comprese le risorse rinnovabili, l’efficienza energetica e le tecnologie di combustibili fossili più avanzate e pulite – e promuovere gli investimenti nelle infrastrutture energetiche e nelle tecnologie dell’energia pulita
7.b Implementare entro il 2030 le infrastrutture e migliorare le tecnologie per fornire servizi energetici moderni e sostenibili, specialmente nei paesi meno sviluppati, nei piccoli stati insulari e negli stati in via di sviluppo senza sbocco sul mare, conformemente ai loro rispettivi programmi di sostegno
Ovviamente serve pazienza perché al momento1 la bolletta elettrica è raddoppiata, però la fiducia ci porta a credere che nel 2030 il prezzo sarà un decimo di quello che paghiamo oggi. La fede fa miracoli, specie nei piccoli paesi, economicamente svantaggiati che non hanno sbocco sul mare.
LA CENTRALE BIELLESE
In effetti Biella è un piccolo capoluogo di provincia, economicamente in declino e peggio del peggio, non ha sbocchi sul mare. Proprio come dice l’Agenda 2030.
Con queste caratteristiche allora il biellese, inteso come zona, diventa l’area per un impianto fotovoltaico da 52MW.
Ovviamente serve parecchio spazio per produrre energia elettrica con i pannelli, e quindi l’area totale per l’impianto è di 72 ettari. Tutto ciò nel territorio di Castelletto Cervo, Biella, per l’appunto.
PENSARE IN GRANDE
Qualcuno deve aver pensato che non è bene che vi sia solo l’impianto di Castelletto Cervo, ma che questo sia affiancato anche da altri impianti, e prontamente ecco la lista dei proponenti con i loro progetti: superficie e potenza:
LOCALITÀ |
PROPONENTE |
NOME PROGETTO |
ha |
MW |
Alice Castello |
Open Piemonte |
Alice sole |
25 |
14 |
Brusnengo-Roasio |
REN 192 |
Fattoria solare Roggia della Bardesa |
14 |
11 |
Buronzo |
Juwi Development 10 |
Parco agrivoltaico |
97 |
92 |
Buronzo |
REN 191 |
Fattoria solare dell’Olmo |
18 |
15 |
Castelletto Cervo |
Sette Sorelle |
Sette Sorelle |
72 |
52 |
Cavaglià |
EG Alloro Srl |
Alloro |
23 |
11 |
Formigliana |
Myt Development Initiative |
Parco della Benna |
67 |
61 |
Masazza |
INE |
INE |
22 |
15 |
Masserano |
REN 190 |
Fattoria del Principe |
35 |
32 |
Mottalciata |
NextPower D.I. |
Fotovoltaico Mottatlciata |
11 |
8 |
Salussola |
Madama-Live |
Madama-Live |
72 |
47 |
Santhià |
EG-EDO |
E-vergreen |
140 |
76 |
In pratica si vogliono destinare 635 ettari di pianura coltivata all’agrivoltaico. Essendo l’Italia basata sul calcio, i 635 ettari corrispondono a 889 campi da calcio.
In un momento dove aumenta il disappunto per il consumo di territorio, con queste iniziative fotovoltaiche, in un solo colpo si perdono 6.350.000 metri quadri di terreno. Ecco il “goal”.
ZONE POSSIBILI
Oltre che essere circondata dai mari, l’Italia ha parecchie zone montuose, non abitate e in particolare, di scarso valore economico. In altre parole vi sono aree collinari o pedemontane dove cresce solo vegetazione spontanea. Molte di queste montagne sono comunque servite da strade ed in tal modo l’installazione di strutture per i pannelli fotovoltaico, non sarebbe troppo complicata e costosa.
Al contrario, la zona destinata al fotovoltaico è in pianura, su terreni agricoli, dediti prevalentemente alla coltivazione del riso. Il riso da queste parti lo si coltiva da oltre 500 anni, tanto da essere riconosciuto a livello mondiale con certificazione D.O.P. “Riso di Baraggia biellese e vercellese”.
Allo stesso modo il territorio delle risaie è tutelato dall’art. 136 del D.Lgs. 42/2004:
“Dichiarazione di notevole interesse pubblico delle aree della Baraggia Vercellese ricadenti nei Comuni di Masserano, Brusnengo, Roasio, Lozzolo, Gattinara, Lenta, Rovasenda, e Castelletto Cervo”.
Giusto per capire il riso in Italia.
L’Italia è il primo produttore europeo di riso, con una produzione doppia rispetto al secondo paese, la Spagna.
Se si considera che il riso di queste zone è quello per i risotti allora l’Italia diventa il primo produttore al mondo per riso di qualità.
Questa non è “sovranità” alimentare, ma effettiva “supremazia alimentare”.
Si dice che una immagine vale cento parole, a volte è vero:
Paradossalmente a nord di Torino vi sono delle aree con una maggior presenza di sole media nell’anno, mentre la zona di Castelletto Cervo (BI) è tra le meno soleggiate d’Italia.
l’area evidenziata mostra la zona interessata dal progetto fotovoltaico, mentre il colore dal blu al rosso indicano rispettivamente minore e maggiore irraggiamento solare. Da notare le altre zone come confronto:
I PROPONENTI
I proponenti sono le aziende che vogliono realizzare gli impianti fotovoltaici.
Queste aziende sono quasi tutte delle newco, ovvero aziende nuove create ad-hoc per l’occasione.
SETTE SORELLE
Con questo simpatico nome la ditta SETTE SORELLE S.R.L. si propone per Castelletto Cervo. Per la cronaca questa ditta è domiciliata presso uno studio legale di Bolzano. Sinteticamente il registro imprese riporta: “VIA LEONARDO DA VINCI 12 – 39100 – BOLZANO (BZ); Rea: 239378; PEC: settesorelle@legpec.it; Dipendenti : 0 (2023).”.
In realtà sulla targa del portone non è scritto “SETTE SORELLE”, ma il nome di uno studio legale internazionale: “bureau Plattner”.
MADAMA-LIVE
Altro impianto e altra ditta. Questa volta tocca a MADAMA-LIVE Srl (rigorosamente a responsabilità limitata, visto mai…) che si trova a Biella, in Via Repubblica 41, zona centrale.
Con questo nome da locale notturno del Naviglio Grande, “MADAMA-LIVE” si occupa di luce, mentre in adiacenza c’è un impresa di pompe funebri: in mezzo metro abbiamo sia chi occupa di luce terrena e sia provvede a quella eterna. Quando si dice: “la fortuna”.
Per la cronaca “MADAMA-LIVE” si occuperà dell’impianto di Salussola.
EG-EDO
A Santhià vogliono fare un gran parco, fotovoltaico s’intende, mica per divertirsi. Questo proponente si chiama EG-EDO, zero dipendenti e tanta voglia di fare un impianto su 140 ettari in grado di generare 72MW. La sede è a Milano in un tranquillo condominio in zona Porta Romana, con tanto di aroma di ragù che si spande nel pianerottolo intorno a mezzogiorno.
Juwi Development 10
Questo operatore ha la sede a Milano, vicino alla stazione Centrale, in Via Vittor Pisani n.20. La sua missione è di costruire un impianto a Buronzo da 97 ettari.
L’azienda “Juwi Development 10” è solida e sprizza contagiosa vitalità.
NEXT POWER
Next Power ha in programma in impianto a Mottalciata (Biella) da 11 ettari.
È un’azienda di Perugia operante da tempo nel settore elettrico, almeno a vedere dalla presentazione web e dalla sede di Perugia.
QUASI ANONIMI
Qui però bisogna fare una distinzione: ci sono newco di provenienza nota ed altre invece ignota. A questo punto la domanda ovvia è: perché una azienda deve essere “anonimizzata”? Perchè deve essere domiciliata presso un fiduciario internazionale? Di solito le aziende, ma anche le persone, preferiscono l’anonimato per evitare “contrasti” con azionisti, opinione pubblica e via dicendo.
Infatti, la dimostrazione è per il contrario: per una azienda “metterci la faccia”, magari con una presenza pluridecennale sul mercato, è motivo di vanto, tanto da ambire alle copertine delle riviste specializzate.
Diceva Adriano Olivetti: “dobbiamo fare le cose per bene e farlo sapere”, completando il suo ragionamento verrebbe da pensare che le cose non siano fatte nel migliore dei modi.
Per stare in tema di citazioni, un adagio popolare recita: “nel torbido si pesca meglio”, e non è una questione di pesci.
Non è difficile immaginare che in un momento di allarme ecologico, dove tutto deve essere green e rinnovabile, una azienda che si presentasse per simili soluzioni sarebbe ben accetta e magari presa a modello. Qui invece il silenzio, il buio.
Forse il “mascheramento” dei proprietari serve per evitare qualche scandalo: sarebbe come se l’Organizzazione Mondiale della Sanità ricevesse finanziamenti da industrie farmaceutiche a loro volta impegnate come fornitori dell’OMS: vogliamo scherzare?
Questo anonimato non è una questione di facciata, ma si tratta di sostanza, infatti queste aziende interagiscono con le Amministrazioni Pubbliche e con aziende di Stato, e quindi a maggior ragione dovrebbero essere limpide. Sempre queste aziende ricevono dallo Stato un riconoscimento esecutivo tanto da poter espropriare la proprietà dei cittadini. Non è una faccenda marginale perché per la Costituzione Italiana la proprietà privata dovrebbe essere salvaguardata.
È vero che gli espropri avvengono per un bene della collettività, ma è evidente che tale forza di Legge richiede, per compenso, la chiarezza degli attori, altrimenti diventa un abuso feudale. E di questo francamente non se ne sente la mancanza.
Bisogna ricordare che tutte le aziende che operano con enti pubblici devono essere validate come “non mafiose” con tanto di ispezioni patrimoniali, mentre in questo caso dietro a qualche azienda anonima ci potrebbe essere anche il “cartello di Medellin”, vallo poi a sapere.
C’è un’altra stranezza: il silenzio dei partiti. A quanto pare tutto l’arco costituzionale è silente, ovvero nessuno ha avuto il men che minimo sospetto circa la presenza di queste aziende mascherate e magari sulla effettiva necessità di alterare le produzioni locali ed il relativo paesaggio.
La frase “ce lo chiede l’Europa” dovrebbe oramai essere logora oltre che risibile.
LEGGE DI COMPENSAZIONE
A taluni sarà parso ovvio cedere il passo al progresso, perché il “nuovo” è sempre meglio del “vecchio”.
In fin dei conti la storia è sempre quella: quando la tecnologia pretende lo sprovveduto si arrende. Quindi, ben consci di dover lasciare i terreni pregiati, ecco che alcuni proprietari dei fondi o associazioni di tutela, chiedono uno scambio: “io ti lascio la risaia e tu mi dai in cambio…”.
Il Ministero per la Transizione Ecologica ha pubblicato diverso materiale inerente ai progetti di fotovoltaico ed anche eolico. Da questo punto di vista bisogna riconoscere la “trasparenza” e va dato atto di cotanto impegno. Proprio dal materiale pubblicato può capitare di trovare documenti interessanti per capire “come funziona” il sistema, ovvero come il cittadino si rapporta col “potere” (ed anche viceversa).
Ecco cosa scrive, tra l’altro, un consigliere comunale1 di Castelletto Cervo, al Ministero:
“I sottoscritti cittadini, schierandosi ancora una volta a favore delle fonti energetiche rinnovabili, ma … richiedono:
a) la riduzione del progetto alla sola AREA 2, o comunque ad una dimensione più consona rispetto alla reale portata del territorio in cui è inserito, e di salvaguardare assolutamente dal “tappezzamento di pannelli” previsto dall’impianto, la parte dell’AREA 1 considerata ad alto interesse archeologico … nei pressi della chiesa dedicata ai Santi Vito e Crescenza. …
b) di destinare, come opera di compensazione a favore della collettività, la somma di 100.000€, infinitesima rispetto al costo totale di realizzazione del progetto, al restauro della chiesa seicentesca dei Santi Vito e Crescenza…”
Ovviamente ognuno può credere che la transizione ecologica sia urgente e che all’uopo il “fotovoltaico in campagna” sia la soluzione. Vera o falsa che sia questa asserzione, l’importante è scucire (legittimamente) dalle tasche di qualcuno dei quattrini per la chiesa da ristrutturare. Chiaramente il problema non è la chiesa da ristrutturare: sarebbe stato uguale per un qualsiasi parco o una diroccata dimora liberty.
Con questo modo di agire vengono annullate le azioni di contrasto che una comunità avrebbe il diritto di porre in atto: il messaggio è semplice “potete fare quel che volete, con moderazione e con un piccolo bonifico.”.
Per contrasto ecco cosa scrive una cittadina biellese al Ministero:
“Il nostro territorio è purtroppo diventato TERRA DI CONQUISTA. I PANNELLI FOTOVOLTAICI VANNO POSIZIONATI PRIMA SUI TETTI DI CASCINE, CAPANNONI, CAVE DISMESSE, DISCARICHE, PARCHEGGI E POI SOLO ALLORA SUI TERRENI MARGINALI E NON PRODUTTIVI…
La produzione di energia “verde” non dovrebbe, a logica, entrare in competizione con l’agroalimentare italiano per il quale siamo conosciuti nel mondo. Spero si tuteli la produzione agricola italiana per la Sovranità Alimentare delle nostre future generazioni.”.
(continua)
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