GreenPass romeno

‘STI ROMENI

Racconto questo.

In quel tempo, in piena fregola green-pass, anche in Romania decidono che “o ti inietto o ti caccio”. Gente che rischiava non poter mettere più il pane in tavola ai figli, se non prendeva il “siringone“. Mica paglia!

Quindi un bel giorno, siamo a Bucarest, un gruppo di “facinorosi” si dirige verso il palazzo del Governo. Quel giorno c’era anche l’ambasciatore giapponese in visita (‘azz, quando si dice la “sfiga”).

Nel corpo di guardia (struttura che ospita i gendarmi a guardia del Palazzo) il capo-posto dice: “raga’ [NdR aveva lavorato all’Interpol di Roma per due anni], dai, tutti in pausa caffè, paga Petre, che ha anche avuto l’aumento!”.

Ovviamente Petre quasi s’incazza, poi, tra una pacca sulla spalla e l’altra sorride, prende il portafogli e insieme ai colleghi, vanno tutti insieme al bar interno. Tanto paga Petre.

A quel punto i facinorosi hanno, come i clienti di Renault di una volta, hanno le “porte aperte“: entrano, e con grazia lanciano tutto per aria.

Tanto fu l’entusiasmo dei “facinorosi” che girarono sotto-sopra anche la macchina dell’ambasciatore, il quale tornò a casa a piedi porcheggiando in giapponese.

Poi la storia finisce con una telefonatina del Presidente (Johannis) al ministro competente:

a bello: ‘sto cazzo di green-pass lo togli subito! Chiaro!

E così fu.

Memento: Romania: rivolta popolo. Green pass non obbligatorio. Più fonti e video. – Conoscereinformare

 

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