Piero Colaprico

www.repubblica.it/cronaca/2023/07/20/news/strage_erba_teoremi_delitti_italiani-408381056

Alternative fumose, idee e teoremi, utili solo al tornaconto personale di chi ha interesse alle vetrine pubbliche e televisive. Per liquidare sentenze e il lavoro degli investigatori bisogna dimostrarlo

 

E anche il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser – con una mossa inedita, per la quale è sotto procedimento disciplinare ed è stato recentemente interrogato dalla procuratore della Cassazione – metteva nero su bianco che gli ergastolani “Olindo e Rosa” (come li chiamano tutte le tv) fossero innocenti. Ma la sua sgangherata (a nostro parere) rilettura pro Olindo Romano e Rosa Bazzi non solo era stata a lungo ferma sulla scrivania del procuratore generale (capo dell’ufficio) Francesca Nanni. Ma, come emerge in queste ore, non esiste in quegli uffici l’intenzione di inoltrare alla Corte d’Appello di Brescia i fogli di Tarfusser. Il quale avrebbe, in sostanza, persino tracimato dal suo incarico, mettendosi arbitrariamente in un ruolo che spetta ai suoi superiori.

poi prosegue

 s’è salvato dal taglio della gola grazie a una malformazione fisica: lui, nell’aula del tribunale (e anche prima), riconobbe Olindo come il suo mancato assassino.

con la raccomandazione

Non certo del giornalismo che, obbligatoriamente, deontologicamente, non dovrebbe procedere per tesi e teoremi, ma per fatti, analisi e per una visione il più possibile a 360 gradi.

infine a riguardo di Massimo Bossetti:

1) ha un furgone bianco, come quello visto quando Yara sparisce; 2) lavora in un cantiere, dove si trovano gli stessi microresidui metallici trovati sul corpo della vittima; 3) i sedili del furgone hanno le fibre compatibili con le fibre trovare sulla parte posteriore degli indumenti di Yara; 4) il computer di Bossetti ha eseguito ricerche sessuali compatibili con la vittima; 5) i colleghi lo chiamano “il Favola” per le bugie che inventa per sparire dal cantiere.

 

COMMENTO

L’articolo pare, tra le righe, voler assumere la “difesa d’ufficio”  di alcuni magistrati. Infatti l’autore non prova ad entrare, anche poco nel merito, si limita a sminuire chi ha delle obiezioni sulle sentenze ovvero Tarfusser.

L’autore banalizza la questione che le sentenze vanno sì rispettate (e forse fino ad un certo punto) , ma la critica non può conoscere restrizioni e tantomeno vanno bollati come idioti i critici.

Affermare che taluni (giornalisti ed avvocati) vogliano farsi pubblicità è legittimo supporlo, però deve fare il pari con gli altri: è legittimo supporre che certi pm vogliano apparire come efficienti. Se vale uno può valere il secondo. A meno che l’autore non voglia farci credere che esista un “credo” assoluto.

Non si comprende l’assenza di umanità: ci sono persone che si dichiarano innocenti, vi sono prove che a dir labili è poco, e non si prova a capire se per caso, dico, per caso, qualche innocente è lì a marcire. Questo non è un aspetto giornalistico, ma umano e ci si dovrebbe aspettare che un giornalista abbia a cuore il concetto di “umano” altrimenti a che servirebbe l’Ordine? Serve onestà ed equilibrio, non l’una o l’altra, servono entrambe. Non si può pensare che l’Ordine serva solo a gestire le convenzioni per lo shopping degli iscritti. Il suo è un compito elevato e di elevazione.

Con un poco di cura, l’autore avrebbe evitato una falsità (cosa che a quanto pare non sopporti dagli altri, sic!), infatti il Frigerio NON è vero che riconobbe subito Olindo, anzi, parlò di uno di carnagione tipica del nordafrica. Inoltre dimentica la domanda (intercettata) della sig.a Rosa “… ma noi non abbiamo fatto niente!“.

Circa il Bossetti, l’enumerazione delle prove è una miseria in cronaca. Che i colleghi lo chiamassero il “Favola” autorizza a sospettarlo di omicidio? E le numerose impronte della istruttrice sui polsi della ragazza? Faccio solo presente, e me lo posso permettere per diretta competenza, che i due (Bossetti e Yara) NON viaggiavano insieme, infatti la distanza di registrazione dell’HLR (sistema che registra i cambi cella) è di 12 minuti! Basterebbe questo per chiudere la questione. Quanto al DNA è stato abbondantemente discusso, ma basta dire che vi è una “coincidenza” statistica e non di allele su allele.

É sorprendente come il lavoro del giudice Tarfusser lo si debba ritenere “sgangherato”. Prima di tutto è un atto che egli ha prodotto, io l’ho letto e non mi pare sia così trasandato, tutt’altro. Il fatto che questo giudice si sia preoccupato della possibile innocenza di taluni, rende più forte e sicura l’immagine delle Giustizia: tutti possono sbagliare. Duemila anni addietro una sentenza mandò a morte nostro Signore Gesù Cristo. Così, per dire.