É una patologia che colpisce solo certi presidenti. Specie quando sono esposti all’improvviso agli agenti atmosferici.
QUESTIONE DI PELLE
Quando il Presidente viene criticato, magari aspramente, egli prova una forte irritazione cutanea. Neanche il Fissan riesce a lenire la sofferenza.
Siccome tutti dovrebbero contribuire alla salute altrui, questa volta cercheremo capire il suo problema, per aiutarlo.
DISTACCO DAL PAESE
Il Presidente è sopra le parti. É talmente sopra, in alto, da uscire quasi dall’atmosfera. A volte pare che l’unico punto di contatto sia il suo IBAN, a cui tutti i cittadini versano il contributo.
A dire il vero è anche un commemoratore: dove c’è un disastro egli commemora. Il Paese sta precipitando in basso? Non è un problema: quando il Paese si sarà schiantato, solo allora , potrà essere commemorato. Non fa una piega.
Il silenzio è in parte comprensibile, per non creare intralci, però rappresentare non significa dover stare zitti. Altrimenti chi rappresenta?
Purtroppo qualche cittadino si lamenta, non capisce, e magari sbrocca…
PLEBEI IRRIDUCIBILI
Non passa mese che il Presidente non trascini al pubblico ludibrio i suoi critici.
Basta fare una semplice ricerca: “Mattarella denuncia vilipendio”.
Le frasi incriminate dei leader del Movimento 5 Stelle e di Fratelli d’Italia sono due in particolare. La prima, pronunciata da Di Maio nel corso di un comizio a Fiumicino, riportata poi sulla stampa, contenuta nel passaggio: «L’establishment, che tremava, non ci voleva al Governo. Mattarella si è reso complice di questo establishment. Io voglio tornare a votare, ma se decidono le agenzie di rating allora si abbia coraggio di togliere il diritto di voto».
Maremma maiala! Ma dove caspita è il reato? Nell’aver pronunciato il nome divino? Uno fa il penalista e dovrebbe essere, per prima cosa, un operatore del Diritto, uno che “sostiene” il Diritto, non uno che cerca “farfalle delittuose”. Per fare un esempio: se il Presidente non interviene per i ritardi nella Sanità (faccio un solo piccolissimo esempio) commette una grave omissione. Di conseguenza l’ignavio presidente si prenderà le giuste critiche. Piaccia o no. Secondo questo serafico penalista tutto va bene, beato lui.
L’articolo prosegue:
Per Giorgia Meloni, invece, la dichiarazione contro cui punta il dito l’avvocato Pavanello, presidente dell’Associazione nazionale forense di Rovigo, è quella contenuta in un esplicito comunicato stampa, poi ribattuto da tutti i media: «Si dice che il Presidente della Repubblica abbia messo il veto sulla nomina di Paolo Savona a Ministro dell’Economia, se questa notizia fosse confermata avrebbe dell’incredibile. E se questo veto fosse confermato sarebbe drammaticamente evidente che il presidente Mattarella è troppo influenzato dagli interessi delle nazioni straniere e dunque Fdi nel caso in cui questo veto impedisca la formazione del nuovo Governo chiederà al Parlamento la messa in stato d’accusa del Presidente per alto tradimento».
Anche qui, ma che ha fatto stavolta la Meloni? Ha ipotizzato la messa in stato d’accusa? E quindi? Nessuno è sopra la Legge. Io mi domando, ma perchè questo penalista dice queste fesserie? Ma questo simpatico querelante ha mai visto come funziona la “macchina”? No?
Andiamo avanti.
Dall’articolo:
Ci sono un professore universitario di Roma collegato a gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita, giornalisti bolognesi e piemontesi, pensionati, un cantautore e anche un impiegato amministrativo. Hanno tra i 46 e i 65 anni.
Chissà come erano le offese del cantautore, magari uno stornello alla Pasquino. Mah.
Sono gli 11 haters indagati in tutta Italia dalla procura di Roma per i reati di offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica e istigazione a delinquere.
“Va a quel paese”, “Bastardo”, “Devi morire”. E ancora: “Il popolo prima o poi si ribellerà. Questo è quello che vi meritate”. Sono alcune delle frasi scritte sui social rivolte al presidente Sergio Mattarella e sulle quali c’è un’indagine condotta dai carabinieri del Ros dall’aprile del 2020.
Per queste frasi si devono scomodare i ROS, e perchè no i Navy Seals? E poi dove sono le offese? Vabbè “bastardo” è forte, ma un “vai a quel paese” è così tanto grave?
Ma il prode Mattarella cosa ha fatto per evitare cotanto terrificante odio? Nulla, con la sua calma ci tranquillizza.
Dire che “il popolo si ribella” non va bene? Ah si, e chi è sopra il popolo? Nessuno, nessuno, nemmeno il tranquillante Mattarella.
Ancora l’articolo:
Le indagini hanno svelato che le offese sul web sarebbero frutto di una elaborata strategia di aggressione alle più alte istituzioni del Paese.
Ma dai, ma per favore. Capisco che alcuni amino respirare il respiro presidenziale, ma fino a sto livello, non lo pensavo. Una “elaborata strategia”? Ma chi è ‘sto stratega? Magari Putin? Abbiamo gente si impicca perchè non riesce a dar da mangiare ai figli, e noi siamo qui a veder trame contro il Presidente?
Poi non manca la classica occasione per stare zitto, ma qui c’è l’idillio:
Appresa dagli organi di informazione la notizia che un docente dell’Università degli Studi del Molise sarebbe coinvolto nell’indagine giudiziaria per offese sui canali social al Presidente della Repubblica, il rettore dell’Università del Molise, prof. Luca Brunese, esprime i più alti sensi di stima e la più profonda solidarietà nei confronti del Presidente Mattarella
Questo professore è Gervasoni, il quale rilascia:
Quindi, secondo la mia lettura, da un lato c’è il tentativo di deviare su altri problemi e dall’altro quello di zittire, impaurire, perché, com’è successo a me, può accadere ad altri, e quindi prima di scrivere qualcosa contro il Capo dello Stato la prossima volta ci si penserà due volte… Anche perché si tratta di un reato che comporta in teoria fino a 5 anni di carcere…
SANTO VESSILLO
Ovviamente c’è anche la bandiera:
Le polemiche erano inevitabili: a molti non è piaciuto vedere una studentessa di origini africane indossare un abito tricolore in occasione della visita ufficiale del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, a Mirandola, uno dei paesi più colpiti dal terremoto dell’Emilia del 2012 e simbolo della ricostruzione.
Ecco, quando penso al TSO, stranamente lo collego a chi ha denunciato questa ragazza.
Rischiavano fino a 15 anni di galera per vilipendio al Presidente della Repubblica. Ieri il Gup del Tribunale di Palermo, Giuliano Castiglia, ha condannato due autori delle minacce e degli insulti rivolti sui social al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel giugno 2018. All’epoca si scatenarono gli “haters” (odiatori, ndr), i cosiddetti “leoni da tastiera“, con frasi minacciose e offensive sui social dopo la decisione del Quirinale di affidare l’incarico per la formazione del nuovo Governo a Carlo Cottarelli. Qualcuno su Facebook e Twitter accusò il Quirinale di voler sovvertire l’esito del voto popolare
Mannaggia, quindi l’esito popolare è stato sovvertito dai marziani terrapiattisti? Ma pensa un po’!
I pm titolari dell’inchiesta, l’aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Gery Ferrara, ipotizzavano il reato di attentato alla libertà del presidente della Repubblica, offesa all’onore a e al prestigio del presidente della Repubblica, puniti fino a 15 anni di reclusione.
e che avrebbero scritto costoro? ecco:
Manlio Cassarà, palermitano, che aveva pubblicato “hanno ucciso il fratello sbagliato“, riferendosi all’omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del capo dello Stato, assassinato dalla mafia nel 1980, Michele Calabrese, autore di un post analogo, e Eloisa Zanrosso col “ti hanno ammazzato il fratello, non ti basta?“.
Frasi pesanti quanto si vuole, ma i morti sul lavoro o per malagiustizia o per malasanità, mai , ripeto, mai difesi, a chi li ascriviamo? All’usciere? Al maggiordomo?
Successivamente, a processo (naturalmente) ecco una scena vergognosa:
Tra loro proprio la signora Zanrosso, l’unica, per il momento – scrive Repubblica – che ha avuto il “coraggio” di metterci la faccia, chiedere scusa e confessare tutto. In un mare di lacrime. “La supplico – ha detto al pm Gery Ferrara – deve aiutarmi a chiedere scusa al presidente Mattarella. Ditemi come devo fare, mi butto in ginocchio. Perché l’ho fatto? Era un periodo molto caldo – ha continuato – in cui gli animi erano surriscaldati da alcuni parlamentari dei Cinque Stelle di cui ero simpatizzante. Mi sono lasciata contagiare stupidamente da questi fatti. Io – ha aggiunto sconsolata – che sono madre, nonna, amante della pittura e degli animali”.
Ma dove vuole andare uno Stato che umilia in questo modo un cittadino?
Qui:
DISSENSO ARTISTICO
Qui siamo ai murales.
E’ stato smontato e rimosso l’albero del Reddito di Cittadinanza di Torre del Greco. L’installazione comparsa su un balcone durante le festività raffigurava un albero di Natale su cui c’erano le foto degli esponenti del governo. Sulla punta l’immagine del capo dello Stato Sergio Mattarella che tirava lo scarico di un water in cui finiva la presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni.
A parte i delinquenti, il redditi di cittadinanza per molte persone (per bene)è l’unica ancora di salvezza. Sia chiaro: non sono un sostenitore di questo provvedimento, però, stando coi piedi per terra, al momento, non vedo altro. Poi, in seguito, farò le mie proposte.
Il fatto che qualche disperato voglia manifestare dovrebbe far riflettere sulle ragioni della disperazione , prima che discettare sui modo col quale si è espresso. Per capirci: di murales non è morto nessuno.
IL RAFFINATO SENATORE
La storia di neo-nobili italici vituperati, si perde già agli inizi della Repubblica.
Ad un certo punto un abbiente (oggi se fosse russo direbbero “oligarca”) diventa senatore. Essendo possidente, mica un metalmeccanico, egli posside terreni, masserie e quanto altro si conviene a tal lignaggio.
Questo grande personaggio ha le vigne, produce il vino ed essendo uomo di cultura, etichetta ogni bottiglia con “il vino del senatore”.
Fatalità se ne accorge il Giovannino Guareschi, che ci ricama su uno dei suoi soliti, effervescenti, articoli. Morale alla fine il Guareschi, quello di Don Camillo e Peppone, viene mandato al gabbio per oltre un anno.
Il personaggio in questione era Einaudi, un pensatore incensato da tutti. Io, molto modestamente, parafrasando S. Paolo dico:
“l’onore della carica, senza l’amore per i concittadini, è nullo“.
SE FOSSI IL PRESIDENTE
Tutti gli eccessi sono sbagliati. Serve prudenza, specie quando uno ricopre certi incarichi.
Se fossi al suo posto, avrei scritto due righe alle Procure. Qualcosa del genere:
“visto le crescenti tensioni che investono il Paese, vi prego di distinguere i comportamenti lesivi dai semplici sfoghi dei cittadini. Siamo tutti chiamati a servire il Paese, e purtroppo non sempre il nostro operato è all’altezza. Sappiate distinguere i veri nemici del Paese, dal malumore di chi si alza all’alba e fatica tutto il giorno.“.
Perchè il Presidente non ha fatto questo? Chi glielo impediva? Non posso credere che non sia capace di scrivere qualcosa di simile: sarebbe uno scandalo.
Quindi se non lo fa, significa che è d’accordo. Complimenti.
MEGLIO DI TUTTI
Strano Presidente: è uno che non sente la voglia di confrontarsi, da “buon padre di famiglia” , con i suoi concittadini.
Però gli viene facile cazziare l’ambasciatore iraniano perchè in Iran mancano le libertà. Bravo, ma quali libertà ha in mente?
Qui un articolo: www.ilfattoquotidiano.it/2023/01/11/mattarella-riceve-ambasciatore-iran-condanna-e-indignazione-per-repressione-ed-esecuzioni-manifestanti/6933017
E bravo Mattarella, nonchè presidente, qui di repressioni “pesanti” ne abbiamo avute a bizzeffe, una su tutte il G8 di Genova, e mi domando: quante belle denunce Ella ha presentato in Procura per gli abusi sui manifestanti? Zero? Comunque l’ambasciatore gli ha risposto di farsi i fatti degli italiani (che non sarebbe una brutta idea).
Qui in Italia tutti hanno la pellicina delicata, guai solo a immaginare una mezza parola “dura”. Tutto deve essere del tipi “fitu-pitu“, tenerino, morbidino. Una madre vien schiacciata dalla pressa mentre lavora? Pazienza, “fitu-pitu“. Uno studente-lavoratore muore folgorato sul lavoro? Pazienza, “fitu-pitu“.
Quelli che muoiono nel lavoro sono plebei. Sono plebei anche quelli si tolgono la vita.
CONCLUSIONE
Esiste un solo sovrano: il popolo. Anche il Capo dello Stato è dipende dal popolo, egli dovrebbe essere di esempio, per dedizione e sentimento, a tutti gli altri servitori dello Stato, o meglio, del popolo. Non deve abusare della docilità degli italiani, e deve eccellere in modestia, altrimenti è indegno del posto che occupa. Ah, dimenticavo: dovrebbe anche far rispettare la Costituzione. Mi è venuta, così, al volo.