Per capire il profondo senso della Giustizia, basta leggere poche righe di oggi e qualcun’altra della settimana.
Ah, dimenticavo, l’argomento è la strage di Erba (Rosa & Olindo), ma potrei citarne e a camionate: l’orrore giudiziario è una merce abbondante.
MOLTO NETTO
Leggiamo dall’articolo:
Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, due delle quattro vittime della strage di Erba (Como) delll’11 dicembre del 2006 ha tenuto una condotta diffamatoria “di gravità estrema”, con insinuazioni che hanno alimentato la corrente innocentista sull’eccidio, e la denigrazione delle parti offese “già una prima volta stravolte dall’efferato omicidio dei loro familiari, e nuovamente travolte dalla impressionante risonanza mediatica delle infondate accuse a loro rivolte”.
A scrivere questo è un giudice, tale Veronica Dal Pozzo.
MENO DI SALOMOME
Provo, con fatica, a capire. Il signor Azouz Marzouk avrebbe diffamato i Castagna, e fin qui potrebbe starci, e tale condotta avrebbe alimentato la corrente innocentista (verso Rosa e Olindo.
Io mi domando come un funzionario dello Stato, ovvero nostro dipendente, possa dire una simile porcheria.
Vorrei ricordare a codesto giudice che nella vicenda erano alla sbarra (rovente) due persone che potevano essere condannate solo, e ripeto, solo se si era certi della loro colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio.
Che cacchio vuol dire “corrente innocentista”? Devo supporre che siamo allo stadio? Oppure ad un acceso congresso di partito?
É forse appena il caso di ricordare che il Popolo vuole sì, che sia perseguito il reato, ma non vuole fare “bingo” al primo arresto. Il Popolo, sovrano – è bene ricordare, non vuole innocenti in galera.
E allora perchè questa giudice è così convinta? Chi l’ha convinta? Le condanne inflitte a Rosa e Olindo?
Spiace, ma è in errore, anche per mancanza di prudenza. Non voglio entrare nel merito perchè molti altri, bravi commentatori/giuristi, hanno già fatto capire che questo è l’ennesimo caso di orrore giudiziario.
Da dove arriva tutta questa sicurezza per la condanna dei coniugi Bazzi? Deriva dall’analisi critica delle sequenze? No, neanche uno sprovveduto ci cascherebbe.
LE PAROLE MALEDETTE
Così si espresse Azouz:
“Indagate sulla famiglia – aveva detto Marzouk – mio figlio Youssef conosceva l’assassino… Lo ha ucciso qualcuno vicino a mia moglie. Basta leggersi le carte per capire che qualcuno voleva l’eredità di mia moglie”.
In pratica questa frase, tanto è bastata, per condannare il marito della vittima.
Io francamente non capisco dove sia il problema: Azouz sta cercando di fornire un “filone” agli inquirenti, i quali dovrebbero aver buona cura di elaborarlo. Certamente i Castagna saranno innocenti, però il dubbio è legittimo. Altrimenti siamo al pregiudizio: la “famiglia-bene” è intoccabile, meglio bastonare il nordafricano.
Che l’omicida (o qualcuno di quel gruppo) fosse noto a qualcuno è cosa pressochè certa: un criminale “normale” non fa una tale mattanza per divertimento, o perchè gli è sfuggito di mano il coltello. C’è stato del metodo, non sono cose da “scappato-di-casa“.
A queste conclusioni, se ci arrivo io, poteva arrivarci anche un giudice, non è vietato.
Aggiungo una domanda che mi è venuta in mentre prima mentre mangiavo i “Rodeo”: perchè i Castagna non hanno sollevato dei dubbi circa la colpevolezza dei Bazzi? Perchè loro sono così sicuri? A loro sono stati assassinati due persone: perchè si sono accontentati di una storia traballante. Io al loro posto starei male due volte: per primo per la perdita del congiunto e secondo per il dubbio su un innocente. Poi, siccome i “Rodeo” erano pochi ho finito le domande.
FEDELI ALLA LINEA
Riassumendo, c’è un caso drammatico per tutti e di fronte alla possibilità di liberare degli innocenti, bisogna a tutti i costi coprire l’operato dei colleghi, fino al punto di andare contro a qualche altro collega, meno “allineato”. Mi riferisco al mio precedente appunto.
Se mettiamo insieme questo episodio del giudice Veronica Dal Pozzo e quello del PG Tarfusser, il quadro diventa chiaro: c’è una difesa a priori dei colleghi. Qualcuno la chiama casta, io non lo so: sempre meglio casta che cosca!