Avevo scritto sull’ex-comandante della polizia locale di Desenzano.
Era l’esempio dell’imbecillità burocratica: meglio avere un asino morto che un dottore vivo.
Adesso tocca ad una insegnante di sostegno:
Insegna per 20 anni senza laurea: “Deve restituire 314mila euro” (tpi.it)
e altra botta di migliaia di euro di “risarcimento”: 314.000 EURO.
ZERO TITOLI
Anche lei, come l’ex-comandante, non aveva i titoli, però era ben considerata nell’ambiente. Dicono fosse persona stimata per competenza e professionalità. Ottimo.
FACCIAMO FINTA
Facciamo finta che i titoli siano l’unico strumento per poter insegnare. Diciamo, ammesso e non concesso.
Ora potrebbe capitare di avere un insegnante, titolato, ma cialtrone: cosa facciamo? Classica pacchetta sulle spalle?
Se si è così intransigenti sui titoli, esigo che lo si sia anche sulle prestazioni altrimenti stiamo mantenendo dei pelandroni (non ditelo a Brunetta!).
SED LEX
Anche in questo caso i Giudici avranno trovato una qualche norma che potesse avvallare la loro sentenza. Però mi domando chi possa avere il coraggio di scrivere norme di questo genere? Chi è stato questo legislatore così perfetto, intransigente.
Bastava che nel caso di “zero titoli” ci fosse la comprovata competenza e tutto finiva lì. Non sono un giurista, ma in mezz’oretta una leggina del genere la so scrivere anche io. Provare per credere.
SURREALE
Cercando di stare con i piedi per terra, faccio una considerazione: ma è giusto che una persona che prende 1500 euro al mese, dopo aver (ben) lavorato per vent’anni, debba perdere 314.000 euro? A questa cifra non arriva nemmeno la parte civile per omicidio, ma ci rendiamo conto dell’assurdità?
Per qualcuno questo è un paese meraviglioso, sì, è vero, per i furbi (quelli veri).