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Venticinque donne dai 16 ai 25 anni tenute prigioniere nello scantinato di una casa e sistematicamente violentate dai soldati russi. Tra loro, nove ora sono incinte. È l’ultima testimonianza degli orrori di Bucha, la città ucraina occupata dalla Russia e ora liberata dall’esercito ucraino.

A confermare la notizia è la commissaria per i diritti umani del parlamento ucraino Lyudmyla Denisova in un post su facebook. «I soldati russi hanno detto loro che le avrebbero violentate al punto che non avrebbero mai più voluto alcun contatto sessuale con nessun uomo, per impedire loro di avere figli ucraini» ha detto alla BBC «Una donna di 25 anni ci ha chiamato per dirci che sua sorella di 16 è stata violentata nella strada di fronte alla loro abitazione. Ha detto che urlavano che ciò sarebbe successo a tutte le prostitute naziste».

 

COMMENTO

è notevole il dubbio di quanto scritto perchè, ammesso che quelle gravidanze esistano, andrebbe poi dimostrato che i “padri” siano proprio pro-Putin. Prima ancora è interessante che la denuncia provenga dalla commissaria ucraina: il denunciante vorrebbe anche essere arbitro. Infine giova ricordare che tale narrazione sarebbe a totale danno russo e porrebbe come vittime gli ucraini i quali, è acclarato da più parti, sono stati effettivamente carnefici in Donbass. Forse la commissaria doveva operare già da 8 anni addietro.

 


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Sono rimasti insieme fino alla fine, fino al ricovero in ospedale dove sono morti uno dopo l’altro nel giro di mezz’ora. Il Covid ha spazzato via così la storia d’amore di Irma e Annibale i due anziani coniugi veronesi che dopo settant’anni passati insieme si sono spenti a una manciata di minuti l’uno dall’altra nell’ospedale di Villafranca alle porte di Verona. Irma Gilioli, 86 anni, e Annibale Meneghelli, 93 anni, riferiscono i giornali locali, non erano vaccinati contro il Covid. Pare che l’uomo avesse sofferto di brutte complicazioni dopo aver ricevuto il vaccino antinfluenzale, e questo l’avrebbe reso diffidente verso la nuova immunizzazione.